Fertilità e tempi di riproduzione sono ‘scritti’ nel DNA

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fertilitàUno studio guidato da Melinda Mills, dell’Università di Oxford, e pubblicato su Nature Genetics – a cui hanno collaborato anche molti ricercatori italiani – che ha analizzato i dati di circa 600mila persone, tra uomini e donne, rivela sorprendenti acquisizioni che riguardano il ‘controllo delle nascite’.

In pratica, si è visto che a dettare l’età in cui si avrà il primo figlio entrano in gioco non solo le scelte personali, ma anche i geni, per la precisione 12 aree specifiche del Dna che possono determinare anche il numero di bambini che si avranno. Finora si reputava che i comportamenti riproduttivi fossero interamente determinati da scelte personali e influenzate da fattori sociali o ambientali ma ora per la prima volta se ne scopre una base genetica. Ciò non vuol dire che il futuro sia ‘scritto’ dai geni, ma che specifiche caratteristiche dovute ai geni, come il raggiungimento della fertilità, in uomini e donne, possono determinare in parte, indipendentemente dal contesto, l’età della prima gravidanza e il numero di figli di una coppia.

Lo studio
I ricercatori, tra cui anche alcuni dell’Istituto San Raffaele di Milano, Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), Università di Trieste, Cittadella universitaria di Monserrato (Cagliari), Università di Sassari, Irccs Burlo Garofolo a Trieste e Irccs Neuromed a Isernia, hanno analizzato dati genetici di 238.064 uomini e donne per cercare collegamenti tra geni e l’età del primo concepimento e di quasi 330mila persone per identificare legami con il numero di figli.

Incrociando i dati è emerso che alcune specifiche varianti presenti in 12 aree del Dna possono arrivare a predire, con una precisione inferiore all’1%, il momento in cui uomini e donne avranno il primo figlio e il numero di bambini che avranno. Una percentuale apparentemente molto bassa, spiegano gli autori, ma che invece in alcuni casi può essere usata con precisione per prevedere la possibilità che una donna possa non fare figli. “Un giorno – ha spiegato Mills – sarà possibile usare questi dati per rispondere a domande importanti, come: “Quanto tempo potrò ancora aspettare?”.

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